Conoscere e ricordare per essere cittadini responsabili

«Vorremmo consegnare i frutti delle nostre ricerche agli studenti attraverso gli insegnanti, perché diventino cittadini responsabili e attivi». Con queste parole Nadia Baiesi, ricercatrice dell’Istituto Parri, ha accolto i partecipanti al convegno La diaspora cilena in Emilia Romagna dopo il golpe dell’11 settembre 1973, svoltosi presso l’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna.

Sullo stretto legame tra passato e presente ha insistito anche Simonetta Saliera, Presidente dell’Assemblea Legislativa: le manifestazioni di profondo valore civile e democratico con cui l’Emilia Romagna accolse oltre quarant’anni fa gli esuli cileni devono spronare anche noi oggi a difendere il valore più prezioso per l’uomo, cioè la vita, ancora negato in tante parti del mondo.

A queste riflessioni si è riallacciato Fernando Ayala Gonzales, ambasciatore del Cile in Italia, sottolineando come tragici fenomeni che giudicavamo ormai superati  possano ripresentarsi in tutta la loro violenza: occorre quindi stare sempre all’erta, coltivare la democrazia e rimuovere le disuguaglianze sociali. L’ambasciatore ha poi presentato il grande poeta cileno Oscar Hahn, perseguitato dal regime di Pinochet, che ha letto in spagnolo due sue toccanti poesie sul tema della persistenza della memoria.

Molto coinvolgente è stato anche il ricordo personale di Leonardo Luis Barcelo Lizana:  giovanissimo, dopo essersi rifugiato presso l’ambasciata italiana di Santiago del Cile, riuscì a giungere in Emilia Romagna, dove sperimentò un senso di grande vicinanza e solidarietà nei confronti dei democratici cileni perseguitati dalla dittatura di Pinochet. «Il ricordo è più della memoria: coinvolge il cuore» ha sottolineato, esortando poi a vigilare continuamente contro le recrudescenze di razzismo e nazionalismo.

Dopo le riflessioni della ricercatrice Cinzia Venturoli, che ha sottolineato il valore della cultura come nemico della dittatura e della ricerca storica come antidoto al rischio del revisionismo, ha concluso la mattinata la testimonianza di Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia. «Accogliere chi fugge dalla dittatura e dalla violenza è oggi più che mai una scelta di cittadinanza responsabile» ha detto, esortando tutti a «svegliarsi e a difendere i diritti degli altri insieme ai propri».