Lettera di Paolo Soglia ai genitori: Perché scegliere un corso di giornalismo?

Perchè un corso di giornalismo

Ho accettato la proposta del Rosa Luxemburg con grande entusiasmo. La sfida tuttavia non è semplice: ho già insegnato in corsi di formazione per giornalisti, sia organizzati dall’Ordine dei Giornalisti che universitari, qui si tratta però di stabilire un rapporto con ragazzini/e di 15 anni e l’approccio deve essere completamente diverso.

L’obiettivo, lo chiariamo subito, non è quello di crescere giovanissimi giornalisti: questa scelta se qualcuno vorrà farla maturerà nel corso dei prossimi anni.

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Allora a cosa serve un corso di giornalismo in una prima liceo? Io mi sono dato alcuni obiettivi.

Il primo è insegnare e far comprendere cosa intendiamo per giornalismo e quali sono le caratteristiche che distinguono un giornalista da una qualsiasi persona che legittimamente pubblica il racconto di un fatto o la sua opinione. La differenza sta sostanzialmente nel modo in cui un fatto va raccontato: un giornalista deve affrontare una miriade di argomenti complessi di cui ovviamente non è un esperto.  Si può specializzare su alcune aree (cronaca, politica, esteri, sport) ma sostanzialmente deve poter scrivere di tutto, capire il contesto e la notizia e farne una sintesi (l’articolo) per informare correttamente il lettore. Ci sono delle regole: bisogna controllare le fonti ed eventualmente approfondirle, poi bisogna scrivere un testo imparando una tecnica specifica. La più nota è la regola anglosassone delle “cinque W”: Who (Chi?) / What (Cosa?) / When (Quando?) / Where (Dove?) / Why (Perchè?).

Questo in estrema sintesi è quello che andrebbe fatto, ma non sempre viene fatto.  Il mestiere del giornalista è in pericolo e spesso i media derogano alle proprie regole deontologiche per inseguire il consenso, la spettacolarità a scapito della precisione. 

La rivoluzione digitale ha impresso una velocità impressionante e spesso le notizie non vengono controllate per arrivare primi, oppure – e questo è fatale – invece che essere fonte di certezze rispetto al mare magnum dei social si pesca proprio dai social la notizia pubblicandola pari pari, perdendo completamente autorevolezza.

E’ questo che ho spiegato ai ragazzi. La loro generazione è completamente assorbita dai social, nessuno legge più un giornale di carta, pochissimi dedicano una distratta attenzione a giornali radio o telegiornali, o vanno sui quotidiani on line. Il rischio dunque per questa generazione che vive sostanzialmente nell’infosfera dei social e della messaggistica è di diventare analfabeti funzionali: persone che sanno leggere e scrivere ovviamente ma che non riescono a comprendere un contenuto complesso.

Questo corso deve dunque servire a sviluppare le loro capacità di comprensione e al tempo stesso le loro capacità critiche.

Altro obiettivo importante è quello di provare a poco a poco a mettere in pratica quello che stiamo imparando. Attraverso dei casi concreti che dimostrino come ad esempio una notizia presa dai social e subito buttata in pagina sia monca e incompleta e solo nei giorni successivi, col lavoro giornalistico, quella che è una apparente verità di un fatto si riveli diversa, perché quel fatto in realtà è molto più complesso e articolato e la “verità” spesso non è una sola.

Infine ci proponiamo di fare alcuni esercizi pratici: prendere un fatto di grande rilevanza ma che incida anche sul loro quotidiano (tipo l’aumento del biglietto dell’autobus e degli abbonamenti) e provare a far scrivere a loro la notizia seguendo i criteri indicati.  E dopo la notizia fargli anche scrivere un “editoriale”, cioè il commento a quella stessa notizia che ovviamente esprime l’opinione del giornalista (loro stessi nel nostro caso) e spesso dà anche “la linea” del giornale. Facendo però attenzione a seguire sempre la regola che i fatti vanno separati dalle opinioni.

Ultimo obiettivo è quello di condurre le lezioni agganciandosi sempre a quello che ci succede attorno: nella nostra città, nel paese e nel mondo, commentando questi fatti.  Spesso facendo anche digressioni storiche: chi non conosce la storia avrà sempre grosse difficoltà a comprendere l’attualità, perché non riuscirà ad “agganciare” questa realtà a quello che è successo prima e l’ha in tutto o in parte determinata.

Infine l’ultimo obiettivo è sforzarci di aumentare il loro livello di attenzione e concentrazione. Le nuovissime generazioni consumano moltissimo tempo sugli smartphone fruendo di contenuti rapidissimi e brevi (pensiamo a Tic Toc).  Questo determina un livello di attenzione e concentrazione multitasking (capacità di svariare tra moltissimi contenuti fruiti rapidamente) che è inversamente proporzionale alla capacità di soffermarsi per più tempo su una singola questione. 

Aumentare il livello di attenzione e concentrazione diventa quindi fondamentale perché i ragazzi e le ragazze possano andando avanti affrontare tematiche sempre più complesse, sia nel percorso universitario sia in futuro in quello professionale. Se poi questo corso contribuirà nei prossimi anni anche alla realizzazione di un giornalino scolastico dell’istituto, grazie all’esperienza acquisita, ne saremo lieti. 

Paolo Soglia 

Estratti del documentario di Paolo Soglia e Lorenzo K.Stanzani "Petrolio. The Forgotten Front" sulla Resistenza a Bologna: